Film girati a Cefalù

OCCHIO NERO, OCCHIO BIONDO OCCHIO FELINO… 1984

Di Muzzi Loffredo

Regia/Director: Muzzi Loffredo
Soggetto/Subject: Loffredo Muzzi
Sceneggiatura/Screenplay: Loffredo Muzzi
Interpreti/Actors: Maria Rosaria Omaggio (madre di Maria/Zulemia/regina/donna decapitata), Fabiola Toledo (Maria/Stella Diana/figlia brutta della madre cat.), Corallina Viviani (Rachele/figlia bella della madre cattiva), Giada Grippa (Maria bambina/Marcella/Marianna bambina), Luc Merenda (re di lu suli/sultano/padre di Maria), Micaela Giustiniani (nonna), Giuliana Calandra (cugina di Maria), Adriana Colombo (prozia), Liliana Fioravanti (madre di Enrichetta), Lorenzo Aiello, Laura Bavassa, Aldo Corrias, Antonio D’Acquisto, Nicola Evangelista
Fotografia/Photography: Renato Tafuri
Musica/Music: Loffredo Muzzi
Costumi/Costume Design: Loffredo Muzzi
Scene/Scene Design: Stefano Paltrinieri
Montaggio/Editing: Anna Napoli
Produzione/Production: Eidoscope, RAI-Radiotelevisione Italiana (Rete 2)
Distribuzione/Distribution: Istituto Luce spa – Italnoleggio Cinematografico
censura: 79939 del 12-07-1984

Trama:

“Occhio nero occhio biondo occhio felino…”: è l’inizio di una tiritera magica siciliana.
E siciliana è anche la storia del film: la vita di una bambina Maria e il suo rapporto con la madre, con la vita, con l’amore, un rapporto vissuto come scalata e come sfida.

Da una parte la madre, il gruppo familiare con le sue antiche regole, la sua coralità; dall’altra le fughe di Maria verso la grotta della montagna, dove la fanciulla sa che si svolge una fiera incantata, montagna che sembra ogni volta irraggiungibile ed alla quale Maria è costretta di volta in volta a rinunciare, e a sostituire con altre fughe, verso la libertà della fantasia.

Così la realtà si mescola alla favola, nella splendida cornice delle case siciliane (quella di Palermo e quella di campagna), in un crescendo di sensazioni e di immagini, il cui fulcro è la continua disattesa dell’amore da parte di Maria, che riuscirà a diventare donna solo quando i suoi disinganni esploderanno nella rivolta verso la madre.

Poster del film

La Sicilia provincia
d'Oriente

L'UNITÀ / MERCOLEDÌ - 19 SETTEMBRE 1984
Spettacoli e Cultura

«Venite a vederlo, magari per parlarne male, ma venite», implora al telefono Muzzi Loffredo, annunciando l’uscita un po’ difficile del suo Film Occhio nero, occhio biondo, occhio felino.. Presentata nella ormai famigerata sezione «De Sica» dello scorso anno, questa opera prima di marca RAI (e quindi
piuttosto «protetta») arriva ora nelle sale in una versione leggermente diversa da quella vista a Venezia: rimontata e snellita qua e là.

La cura ha giovato.

Pur nei limiti di un debutto ambizioso che cerca di volgere in pregi i difetti di un accostamento spontaneo e vitalistico al cinema, Occhio nero, occhio biondo, occhio felino… è un film che merita un po’ d’attenzione, perché condotto sinceramente sul filo di una memoria affollata di simboli e riferimenti a quella «Sicilia petrolchimica e primitiva» che la Loffredo va cantando da tempo.

Il titolo, un po’ misterioso, viene dalla prima strofa di una tiritera magica che una strega senza volto ripete a Maria, chiara proiezione autobiografica
di Muzzi Loffredo, ogni volta che la ragazza fugge dal soffocante ambiente familiare incerca di fantasie liberatorie, di favole albeggianti dolci e crudeli.

Ribelle, maliziosa, insofferente alla rìgida educazione cattolica che le viene impartita, Maria è seguita nel lungo arco di tempo che va dall’infanzia al matrimonio. All’inizio del film la vediamo bambina (trecce scure e sguardo fiero) mentre ficca il naso nelle ascelle della madre bigotta, «gioca alle indecenze » con gli amichetti ed eccita ignara un contadino. Del resto, la madre superiora del collegio religioso l’aveva detto: «E la disubbidienza la causa di tutti i suoi mali».

Alcuni scatti di Lorenzo Aiello, sul set del film “Occhio nero, occhio biondo e occhio felino…”, trovati sul web.
Maria Rosaria Omaggio

E la disubbidienza, crescendo, continua. – Immersa in un contesto familiare dalle regole matriarcali che la porta dritta dritta verso il complesso di Edipo, la giovane Maria esalta come può la propria sensualità: alle feste da specchio, nel rapporto con la sorella Rachele, nelle fantasie sempre più fosche e sanguinarie alle quali si abbandona.

«Se non casta, cauta», le aveva consigliato a ricchissima e autoritaria nonna palermitana citando una frase di Sant’Agostino («Dentro ogni uomo, anche il più onesto, si nasconde un maiale»); ma Maria è decisa ad andare fino in fondo, le folgori divine non la preoccupano, né il giudizio scandalizzato dei parenti.

Anzi, con notevole audacia blasfema. Maria decide di perdere la verginità andando a letto con un giovane sacerdote.
Come finisce?  Con Maria adulta e madre, ma sempre inquieta e insoddisfatta (chissà, forse pronta anche alla trasgressione omosessuale), eh? irrompe nel lussuoso palazzo palermitano, tutto porte e affreschi, per dare l’estremo addio alla madre.

Quella morte l’aveva desiderata, forse inconsciamente, per tutta la vita, ma adesso le appare crudele, inutile, violenta; perché lei è finalmente libera.
Girato tutto in Sicilia, puntando figurativamente su una fotografia calda, dalle tinte abbacinanti e mediterranee, Occhio nero, occhio biondo, occhio felino… è un film che funziona a fasi alterne: si ha come la sensazione che Muzzi Loffredo (qui nella molteplice veste di regista, sceneggiatrice, costumista e musicista) abbia voluto metterci dentro troppa roba, realtà e sogno, ricordi d’infanzia e ascendenze orientali.

Risultato: il versante magico della storia (con quel Lue Merenda un po’ fauno e un po’ sultano dell’amore) è alquanto ridicolo, mentre risulta meglio messo a fuoco l’interno familiare, dipinto come un covo di convenzioni borghesi e repressioni sessuali.

Pur nella diversità delle situazioni, non siamo troppo distanti da Desiderio di Anna Maria Tato: anche lì si raccontava di una donna del Sud alla ricerca delle proprie radici. Anche lì paure ataviche e fantasticherie sfrenate sfociavano in un recupero culturale dal sapore antropologico che, se non entusiasma, quantomeno incuriosisce.

Michele Anselmi

Purtroppo fino ad oggi non siamo riusciti a trovare i luoghi esatti dove è stato girato questo film, ma da alcuni scritti di Nico Marino relativi ai film girati a Cefalù, è riportato che questo film è stato girato in parte a Cefalù o nei dintorni.

Anche Angela Diana Di Francesca, riportava in un suo blog che questo film è stato girato a Cefalù, pertanto lo inseriamo in questa categoria.

Qualora qualche lettore ne fosse a conoscenza può scrivere direttamente a: info@fotostorichecefalu.it

Domenico Brocato

Foto Storiche Cefalù

You cannot copy content of this page