Dalla città di Cefalù a Baltimora
Tratto da: The Baltimore Sun - August 08,1943
By KATHERINE SCARBOROUGH
Ogni anno, durante i primi nove giorni di agosto, la piccola città di Cefalù, in Italia, celebra la Festa del Santissimo Salvatore, è una grande occasione, il grande evento dell’anno a Cefalù, che è caduta il 28 luglio alla Settima Armata americana.
Si parla moltissimo della cattedrale di Cefalù, costruita secoli fa sul sito di un tempio pagano, conquistando fama mondiale. Processioni con stendardi religiosi si intrecciano per le strade, per tre giorni il lavoro si ferma e circa 20.000 cittadini partecipano alla festa.
Enorme Croce Illuminata
Ogni pomeriggio c’è un concerto di musica classica e di notte l’illuminazione dell’enorme croce di ferro, sulla cresta della montagna, a 3.500 piedi sopra la città, simboleggia la fede del popolo nella cristianità. Da questa cittidina siciliana arrivarono, a Baltimore, migliaia di persone con i loro familiari.
Oggi essi si chiedono se la festa si terrà quest’anno, ma sono abbastanza certi che, anche se alcune manifestazioni festive sono state oscurate dalla guerra, lo spirito della festa del Santissimo è molto diffuso a Cefalù, ricreato anche dall’arrivo degli americani.
“Non abbiamo bisogno di supportare i nostri parenti e amici dall’altra parte del mondo, per sapere che sono felici” – dice Peter Liberto – che gestisce una attività di barbiere in North Eutaw Street.
Il signor Liberto è nato in questo paese, ma suo padre, Joseph Liberto venuto da Cefalù, come quasi tutti i siciliani di Baltimora, che scelti a caso, faranno eco all’opinione di Liberto.
I cefaludesi amano gli americani
Cefalù in siciliano si pronuncia “Sheef-a-loo” – dice Liberto – con l’accento sull’ultima sillaba. Probabilmente non c’è una famiglia a Cefalù che non abbia almeno un ramo in America – afferma Liberto – alcuni dei loro parenti stanno combattendo, ora, nelle forze armate di questo paese.
Mio cugino Sam Liberto, è andato in Nord Africa mesi fa, forse è a Cefalù oggi. È così con molti, molti altri.
Si suppone che non ci sia un solo soldato americano, che non abbia un parente nell’esercito italiano, a Cefalù, ma non cè problema le persone a Cefalù sono contente lo stesso, amano tutti gli americani. Non vogliono combattere, vogliono vivere, lavorare per quello che hanno, giocare a carte e forse, di tanto in tanto, abbracciarsi.
Cinque fratelli e tre sorelle della famiglia Liberto vennero in America con l’ondata dell’ emigrazione, che seguì alla guerra del 1870. Due dei fratelli, Sam e Joseph (che, a 75 anni, si è ritirato dal lavoro), con due sorelle. La Sig.ra Salvatrice Domina e la Sig.ra Salvatrice D’Anna, i LIberto vivono ancora oggi a Baltimora. tutte le famiglie, nipoti e pronipoti dei coloni originari di Cefalù, presenti a Baltimora, contano più di 150 figli.
Cefalù in Sicilia – 5 luglio 1943, la Marina. Un giorno pacifico: probabilmente una pigra domenica mattina, prima dell’invasione alleata, i pescatori seduti sulle loro barche, per questo ritratto informale. Queste sono le persone che gli americani hanno incontrato sull’isola, dove la pesca d’altura è un settore importante. Cefalù è un poi una città sulla costa centro-settentrionale della Sicilia, sulla strada da Palermo a Messina. (Photo credit: Des Moines Sunday Register – IOWA)
Con la pesca e l’agricoltura
La pesca e l’agricoltura sono le principali vie di sostentamento dei Cefaludesi. L’antico porto di “Cephaloedium”, questo il nome antico della città, si trova sulla strada costiera settentrionale dell’isola, a una quarantina di miglia a est di Palermo, delineando una curva a mezzaluna del Mediterraneo.
Prima della guerra sembrava che a Cefalù non fosse mai successo niente. I pescatori gettavano le reti di notte e, prima dell’alba i contadini lasciavano le loro case in città viaggiando sugli asini, verso le loro fattorie in campagna, tornando poi a casa al fresco della sera.
Due ore per il pranzo sono la regola, perché il caldo è troppo intenso per consentire il lavoro di mezzogiorno. La vita era idilliaca, sotto molti aspetti, perché il clima è così perfetto che l’età è praticamente l’unica causa di morte. I fiori sono ovunque e la frutta cresce a una dimensione incredibile per gli occhi degli americani. Purtroppo manca un luogo, un mercato ortofrutticolo, in cui i Cefaludesi possano vendere i loro prodotti, inoltre non esiste un’industria che possa dare loro il lavoro.
Emigrazione graduale
Questo fatto da solo ha fornito lo slancio per la grande emigrazione. Molte famiglie hanno messo insieme i risparmi di una vita per mandare un solo figlio a iniziare la vita nel nuovo mondo.
Provare e rischiare, un emigrante a sua volta riesce in pochi anni a mandare un richiamo ad un fratello, alla sorella, a più parenti, finché alla fine, l’intera famiglia giunge in America. Nessuno sembra sapere perché i pionieri gravitarono qui a Baltimora ma, una volta qui, si innamoravano di questa città, forse perché il clima era meno rigido che a New York.
A causa della loro naturale associazione con la frutta, molti di loro, forse la maggior parte, entrò nell’attività ortofrutticola, dei quali alcuni, ed in particolare i Di Giorgio e i Fava prosperarono molto.
Praticamente senza capitali con cui iniziare, molti nuovi arrivati da Cefalù si portavano volentieri sulle spalle un enorme cesto di frutta e arrancavano di porta in porta e vendere i loro prodotti. Col tempo poi sono stati in grado di affittare una bancarella. Oggi praticamente l’intera attività frutticola di Lexington Market è nelle mani di persone venute da Cefalù e, sono ben visibili anche in altri mercati.
Due figli per l’uniforme
Molteplici sono ste le attività dei cefaludesi di Baltimore, una tra queste è l’attività frutticola e, Giovanni Geppi, i cui discendenti talvolta pronunciano il loro nome “Jeppi”, divenne un commerciante di noci di grande successo.
Salvatore Barranco, come Peter Liberto, gestiscono una attività di barbiere, situato in Light Street. Giuseppe (Joseph) Dovi ha un’attività di coperture stabili al 311 North Paca Street e, due figli aspettano di essere presto arruolati nei servizi militari.
Salvatore Dovi, che è in attesa di chiamata, e John, già arruolato nell’esercito in questi momenti di guerra, avendo passato gli esami clinici la settimana scorsa.
Tony Vinci, i cui due figli, Thomas e Vincent sono già nell’esercito, si dedica al mestiere di calzolaio, nella sua bottega, in via Saratoga 735, mestiere che ha imparato a Cefalù, prima di venire a Baltimore ventuno anni fa.
il signor Vinci parla malinconicamente di sua madre e di tre sorelle, che vivono ancora nel vecchio paese, e di cui non ha più notizie da più di due anni.
“Forse, quando la guerra sarà finita – dice il signor Vinci – torno a vedere mia madre”. L’ansia del calzolaio per i parenti a Cefalù è condivisa da John di Paola, che gestisce una piccola drogheria in Lexington Street, vicino a Pine e, che ha trascorso quattordici anni a Cefalù prima di ritornare negli Stati Uniti.
Cinque anni fa, suo padre, Vincent di Paola, dopo aver avviato una attività di vendita formaggio, olio d’oliva, ecc., a Baltimora, avendo messo da parte i suoi gudagni, deecide di tornare a Cefalù con la sua famiglia.
Ma purtroppo non è andata bene, dopo l’assaggio degli Stati Uniti, il di Paola decise di ritornare in america. John di Paola è stato seguito da suo padre e suo fratello, Joe, che ora indossa un’uniforme americana ma gli altri sono stati presi nella trappola fascista.
La sua esperienza è usata qui
Da quarantasette anni Giuseppe Fertitta vive e lavora a Baltimora, al 316 North Paca Street, era un fabbricante di vele, che un tempo indossava l’uniforme della marina italiana, All’inizio era un commerciante di frutta e sull’altro lato della strada produceva tende da sole. Oggi dedica tutto il suo tempo alla fabbricazione di tende da sole.
Come tutti i suoi compatrioti, il signor Fertitta anche in questo paese mantiene il sistema patriarcale della vita familiare. La sua casa, di diciassette stanze, è abbastanza grande, con il suo laboratorio, non solo oltre ai suoi alloggi, per lui e sua moglie, anche per suo figlio Joe e le sue figlie sposate, la signora Gus Serio, la signora Catherine Mc Cormick. Sig.ra Joahn Walters e Sig.ra Constance Kaiser, con le loro famiglie.
Anche la vita professionale ha attratto alcuni uomini di Cefalù. Il dottor Frank C. Marino, il cui studio è al 1101 di St. Paul Street, è un chirurgo di primo piano. Suo padre, Robert Marino, è oggi a Cefalù, stabilendosi presso i monaci a Gibilmanna.
La famiglia Di Marco vanta due medici, il Dott. Salvatore Di Marco e suo figlio, il Dott. Salvatore Di Marco Jr. del Corpo dei Medici dell’Esercito, di stanza ad Aberdeen. Altri parenti di Di Marco, sono medici e avvocati.
Sebbene non sia attivamente impegnata negli affari, la signora Angelina Cicero, la cui casa è al 4039 di Reisterstown road, fornisce uno dei tanti esempi che le donne di Cefalù hanno anche delle teste eccellenti sulle spalle.
La signora Cicero, che è in questo paese da trentasei anni, attribuisce la sua facilità con la lingua inglese, al fatto che doveva usarla nella riscossione degli affitti e nella gestione dei beni accumulati sia da lei, da suo marito, dalla figlia e dal genero. I coniugi Andrew J. Fava, insieme ai loro figli, vivono con lei. In una vetrina della casa c’è una bandiera del servizio militare, con una stella al merito per Joseph Zito, un altro genero ora è nelle forze americane in Inghilterra.
La maggior parte dei siciliani di Baltimore che provengono da Cefalù sono più o meno imparentati. Molti di loro frequentano la chiesa di St. John’s, in via Paca, il cui pastore, il Rev. Henry Iannone, è venuto in questo paese sette anni fa da Roma, dove era stato ordinato l’anno prima.
Foto Storiche Cefalù
Fonti:
“The Baltimore Sun” 10 Aug 1911
“The Baltimore Sun” 08 Aug 1943
“Des Moines Sunday Register” 25 Jul 1943
P.S.
Naturalmente di storie dei nostri emigrati, nel continente americano o in altre parti del mondo, sono tantissime. Invito coloro che ne sono a conoscenza o che ne sono stati protagonisti, qualora volessero raccontarla e pubblicarla qui, possono scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica: info@fotostorichecefalu.it.
Domenico Brocato – Foto Storiche Cefalù