Gioacchino Castelli Vescovo di Cefalù (1755-1788).
A cura di Sandro Varzi
Sapevate che un vescovo di Cefalù morì durante la villeggiatura a Polizzi Generosa ?
Sandro Varzi
NOTE BIOGRAFICHE
Gioacchino Castelli, nato a Monreale il i° luglio 1708, sacerdote il 22 settembre 1731, laureato in filosofìa e teologia nel Collegio S. Ignazio S. J. di Palermo il 12 gennaio 1731, fu parroco di S. Ippolito in Palermo. Presentato dal Re Carlo di Borbone il 5 giugno 1755, fu nominato vescovo il 21 luglio 1755 dal Papa Benedetto XIV e consacrato a Roma dal Card. Portocarrero.
Fece il suo solenne ingresso in Cefalù il 12 ottobre 1755. Fu uomo di grande virtù e di esimia carità: portava di sua mano il santo Viatico agli infermi e assisteva i moribondi uscendo anche di notte e nella rigidità dell’inverno, facendosi accompagnare da un chierico, che a tale scopo faceva dormire nel palazzo vescovile. Negli ultimi anni della sua vita, non potendo più compiere questo sacro ministero a causa delle sue condizioni di salute, affidò quest’ufficio a quattro sacerdoti da lui espressamente incaricati e retribuiti a tale scopo, che sono chiamati gli assistenti a ben morire.
Volle vivere in umiltà e povertà, distribuendo il di più ai poveri: si faceva venire il desinare dal seminario, quello stesso che veniva distribuito agli alunni, pagando la sua quota aH’amministrazione di detto istituto. Incoronò la statua della Madonna di Gibilmanna in quel Santuario, offrendo a tal fine la sua croce pettorale ed il suo anello vescovile d’oro: in cambio, d’allora in poi, portò sempre queste episcopali insegne in metallo comune.
Rivestì con copertura d’argento l’altare del SS. Sacramento in cattedrale, come attualmente si ammira, e donò sei grandi artistici candelieri per l’altare maggiore.
Nel 1784, credendo di abbellire la cattedrale, coprì convolte a pomice e stucco, secondo lo spirito del tempo, il soffitto delle due navate laterali, come tuttora si può vedere nella navata di destra, la quale attende una mano liberatrice per ritornare allo stile primitivo, così come è stato fatto artisticamente nella navata sinistra.
Rivestì di marmi pregiati gli altari di quasi tutte le dieci cappelle laterali con spesa rilevante e rifece ex novo l’altare maggiore del coro, rimovendo quello fatto anteriormente dal Gonzaga, ma lasciandolo sempre al medesimo posto, cioè nel mezzo del coro. Arricchì di armadi la sacrestia dei Canonici.
Restaurò nel 1757 la cosiddetta tribuna, cioè quel passaggio, chiuso da persiane, che era stato costruito tra lo ingresso principale della chiesa ed il palazzo vescovile, con una passerella sopra il tetto del chiostro, per permettere al vescovo di venire in chiesa senza esporsi alle intemperie invernali, giacché allora tra il palazzo e la cattedrale non vi era altro passaggio che quello del chiostro aperto ai lati e quindi esposto ai venti.
Questa tribuna esisteva ancora ai nostri giorni, ma fu demolita al tempo di Mons. Sansoni, quando furono restaurati i lati sud e occidentale del chiostro e si iniziò il ripristino all’antico della navata sinistra della cattedrale.
Eresse nel 1770 in Cefalù il Collegio di Maria presso la Marina, attiguo alla chiesa di S. Sebastiano, chiamata anche del Carmine per il grande quadro della Madonna di questo titolo posto nell’altare principale.
Bisogna ricordare che nel 1578 era stato fondato in quel medesimo luogo il Convento dei Padri Carmelitani, che avranno certamente officiata quella chiesa.
Anche in altri paesi della diocesi fondò simili Collegi. Morì, compianto da tutto il popolo, il 12 luglio 1788 nel Convento dei Frati Cappuccini in Polizzi, dove si era ritirato.
Fu sepolto nella cattedrale di Cefalù ai piedi dello altare di S. Gioacchino: gli fu eretto, a spese del Re, un grandioso monumento marmoreo di squisita fattura; esso fu scolpito in Roma dallo scultore Leonardo Pennino e rappresenta in grandezza naturale il vescovo Castelli in atto di vestire un povero.
Questo monumento si può tuttora ammirare nella navata destra nei pressi del fonte battesimale.
Tratto da: Serie di Vescovi di Cefalù, di Giuseppe Misuraca- Roma 1960.