LA PICCOLA CHIESA DI SAN BIAGIO
La piccola chiesa di San Biagio, situata nei pressi della vallata solcata dal torrente omonimo, rappresenta un angolo prezioso della storia e della cultura siciliana. Questa chiesa, abbinata a un gruppo di abitazioni circostanti, trova la sua collocazione ai piedi del Cozzo San Biagio, un rilievo che si apre a nord verso il mar Tirreno e si affaccia sul suggestivo bosco di Gibilmanna. La sua posizione privilegiata non solo offre uno spettacolare panorama naturale, ma riflette anche un’importante eredità storica e spirituale.
La chiesa, con la sua unica navata e l’abside semi-circolare rivolta a oriente, incarna lo stile architettonico che caratterizza molte delle chiese medievali siciliane. La struttura è coperta da un tetto in legno, sorretto da capriate che poggiano su mensole intagliate, e la luce penetra all’interno tramite monofore laterali, molto svasate verso l’interno, che creano un’atmosfera di intimità e sacralità. L’illuminazione, insieme alla semplicità delle forme architettoniche, contribuisce a una sensazione di pace e tranquillità, fondamentale in un luogo di culto.
Uno degli aspetti più affascinanti della chiesa è sicuramente la qualità e la bellezza degli affreschi che adornano l’abside. Questi affreschi seguono schemi iconografici che rimandano alle decorazioni musive di epoca normanna, un periodo storico che ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura siciliana.
Nella conca absidale, gli Apostoli sono raffigurati in due gruppi attorno a una croce centrale, mentre nel catino si può ammirare il Cristo Pantocratore, un’immagine di grande potenza spirituale, che benedice i fedeli. Il richiamo alla cattedrale di Cefalù è innegabile e dimostra l’influenza diretta che le opere normanne hanno avuto sull’arte siciliana.
Gli affreschi non si fermano però all’abside: l’arco absidale è circondato da sette tondi con i busti di Profeti e Sibille, mentre le pareti adiacenti raccontano storie sacre attraverso la pittura. In particolare, nella parete settentrionale della chiesa si trovano due pannelli con l’immagine di Sant’Onofrio e della Vergine del Soccorso, parte di un programma decorativo che originariamente abbracciava l’intera navata. Sul lato opposto, San Biagio è affiancato da riquadri che narrano episodi significativi della sua vita, conferendo al visitatore un senso di connessione con le tradizioni e le credenze locali.
Il ciclo pittorico della chiesa di San Biagio è databile alla seconda metà del XV secolo, periodo in cui la cultura figurativa valenziana e catalana si diffuse in Sicilia. La suggestione di questo stile ha portato studiosi ad accostare le opere al noto maestro conosciuto come “di San Martino”, probabilmente di origine spagnola e attivo nell’area di Siracusa. Questa fusione di influenze artistiche testimonia non solo il prestigio della chiesa, ma anche il suo ruolo di crocevia culturale.
Dopo aver analizzato l’architettura e gli affreschi, è intrigante considerare la storia del complesso monastico annesso alla chiesa. Registrato per la prima volta nel 1521, l’insediamento fu abitato dai Domenicani che, nonostante una temporanea espulsione, tornarono grazie all’intervento di Girolamo Vitale. Il complesso, nel corso dei secoli, ha visto una serie di trasformazioni e un’associazione continua con l’Arcidiaconato cefaludese, fino ad arrivare ai giorni nostri, quando gran parte di esso giace in stato di abbandono, tranne la chiesa, recentemente restaurata. Questo stato attuale riflette un comune destino di molte strutture storiche, che si trovano a combattere contro il simbolo del tempo e la perdita di memoria.
In conclusione, la piccola chiesa di San Biagio e le abitazioni annesse non sono solo una testimonianza dello stile architettonico e artistico del passato, ma rappresentano un capitolo fondamentale nella storia culturale e religiosa della Sicilia. La loro bellezza riesce a evocare non solo un senso di meraviglia estetica, ma anche una profonda riflessione sulla continuità delle tradizioni nel tempo. Questi luoghi, immersi nella natura e nella storia, sono parte integrante dell’identità siciliana e meriterebbero di essere valorizzati e preservati per le generazioni future.
La chiesa, abbandonata alla fine del XIX secolo, è stata riaperta al pubblico grazie all’impegno della Comunità MASCI di Cefalù, che ne ha ottenuto l’affidamento-adozione da parte del Vescovo della Chiesa Cefaludense Mons. Vincenzo Manzella nel 2011.
La Comunità MASCI ha avviato un progetto di restauro e di recupero della chiesa, con la collaborazione degli studenti del Liceo Scientifico di Cefalù, che hanno ideato un percorso turistico-culturale per far conoscere la storia e le bellezze della chiesa.
Il restauro è stato realizzato in due fasi, la prima nel 2012 con il recupero della copertura, degli intonaci interni e della pavimentazione, e la seconda nel 2013 con il restauro degli affreschi. Il progetto di restauro degli affreschi è stato curato dalla dott.ssa Antonella D’Ascoli, con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo, dell’Università degli Studi di Palermo e dell’Associazione Culturale Montalbano Elicona
Oggi, la chiesa di S. Biagio è un luogo di culto, di cultura e di spiritualità, aperto al pubblico per visite guidate, celebrazioni religiose, concerti e mostre d’arte. La sua posizione panoramica, che si affaccia sulle campagne di Cefalù, sulle montagne delle Madonie e sul mar Tirreno, la rende un punto di interesse per i turisti che vogliono scoprire la bellezza e la spiritualità della zona.
Domenico Brocato – Foto Storiche Cefalù
Fonti:
Tesori architettonici del Parco delle Madonie – A cura di Giuseppe Antista
Il Murialdo Sicilia