La Solennità del Corpus Domini
La festa del Corpus Domini, è sicuramente una delle solennità più sentite a livello popolare. Le origini ci portano nel XIII secolo, nel 1247 in Belgio, per la precisione nella diocesi di Liegi. Qui il vescovo assecondò la richiesta di una religiosa, la beata Giuliana di Retìne, che voleva celebrare il Sacramento del corpo e sangue di Cristo al di fuori della Settimana Santa.
A Cefalù, come in altri paesi della Sicilia, questo evento religioso veniva festeggiato con grande solennità e grande partecipazione di popolo.
Per otto giorni la città era in fermento, la gente di qualsiasi ceto sociale, si impegnava perché tutto riuscisse nel migliore dei modi.
Gli “otto giorni” di festeggiamento (da qui “ottava”) vedevano, dunque protagonisti tutte le categorie rappresentate sul piano socio-economico nella Città. L’Ottava iniziava il Giovedì e si concludeva il Giovedì successivo.
Nel corso di tale festa, oltre alle comuni preghiere, venivano innalzati inni di suggestiva bellezza liturgica.
Per tutta l’ottava, ogni sera aveva luogo la processione con il SS. Sacramento, il cui percorso variava, di volta in volta, in relazione ai luoghi residenziali delle famiglie appartenenti ai diversi ceti sociali.
La prima giornata era dei mastri nichi (giovani maestri): questo giorno veniva celebrato con grande trasporto di popolo.
L’indomani era il giorno dei pescatori: giornata, naturalmente, in cui non si andava per mare. Il pomeriggio era dedicato alla ‘ntinna a mari e ‘ntierra e alle gare di nuoto, mentre la sera si usciva a passeggio per sentire la musica della banda musicale, che nella mattinata si esibiva sotto le abitazioni di li patruna di li varchi (i padroni delle barche).
Il pomeriggio era il momento cruciale della processione, alla quale prendevano parte tutti i piscatura (pescatori) con i figli appresso, con stendardi di stoffa di vari colori e con grossi ceri accesi.
La giornata di Domenica dell’ottava era dedicata a li viddani (contadini) che, anche in questo giorno importante, non volevano essere da meno dei pescatori. Lasciavano i campi giorni prima: era d’obbligo il vestito per la festa, qualcuno più eccentrico portava in testa a palla, cioè la bombetta, con abito nero e cravatta a farfalla, le mogli sfilavano agghindate di collane e bracciali.
Negli otto giorni di festeggiamenti, che andavano da un giovedì all’altro, le corporazioni riconosciute dalla Città erano: mastri nichi (maestri piccoli), i maestri giovani delle varie categorie artigianali; il secondo giorno era la volta degli uccera (macellai), i piscatura (pescatori), poi i viddani (contadini), seguivano i marinara di rivieta (marinai di velieri), poi i parrini (i sacerdoti), i valantuomini (galantuomini), ed infine i mastri ranni (maestri grandi, cioè le maestranze più in vista e qualificate, infatti il termine “mastro”, a quei tempi, era un titolo onorifico).
Molto suggestiva era la sfilata della frottula (frottola o llottola): le frottole erano composizioni suscettibili di essere musicate.
Foto Storiche Cefalù
Fonti:
Wikipedia
Cefalù al di là della storia di Domenico Portera
Zibaldone di Italo Piazza