LA VECCHIASTRINA
La Vigilia di Capodanno: Tradizioni e Ricordi di Famiglia
Un tempo, la vigilia di Capodanno era un’oasi di calore e semplicità. Le famiglie si stringevano attorno a tavole imbandite, dove trionfavano i piatti della tradizione e l’aroma invitante del cibo fatto in casa si fondeva con il suono gioioso delle risate e dei racconti. Un’immagine indelebile nella memoria era la tombola, un gioco che con la sua animazione colorava le serate.
La tombola, un vero e proprio rito, era un’esplosione di convivialità. Le cartelle, vivaci di colori, si popolavano di numeri segnati con le fave secche, mentre la figura del banditore, spesso un nonno o uno zio, pescava i numeri dal sacchetto, evocando nomi e storie legati alla cultura locale.
Ogni numero era un pretesto per un aneddoto, un racconto che non solo intratteneva, ma cementava il legame con le tradizioni. Mentre il gioco si protraeva, il tempo fluiva leggero verso la mezzanotte, momento atteso con trepidazione. I bambini, pieni di entusiasmo e di aspettative, sognavano l’arrivo della Vecchiastrina, la figura leggendaria che, in base al comportamento tenuto durante l’anno, portava doni o carbone.
La Leggenda della Vecchiastrina
La Vecchiastrina è un personaggio affascinante della tradizione locale, descritta come una vecchietta bruttina che abitava “o Castieddu” sulla Rocca di Cefalù. I racconti dei nonni facevano vibrare le fantasie dei più piccoli, che la vedevano come una sorta di guardiana del bene e del male. Secondo la leggenda, la Vecchiastrina vigilava sui bambini, premiando i buoni con giocattoli e lasciando cenere e carbone ai monelli.
La notte del 31 dicembre, l’ansia di andare a letto presto era palpabile. I più piccoli, però, sono chiamati a prepararsi per la notte in un modo particolare: si raccomanda loro di chiudere gli occhi e di non sbirciare, poiché, secondo le storie raccontate dai genitori e dai nonni, la “Vecchiastrina” potrebbe apparire con lo “spitu infucatu” per bruciare gli occhi a chi non rispetta le regole. Questo racconto, sebbene possa sembrare spaventoso, ha lo scopo di stimolare la fantasia e di rendere l’attesa della figura magica ancora più emozionante. La paura di essere trovati svegli da questa figura spettrale era sufficiente a far addormentare anche i più ribelli.
Le Tradizioni di una Notte di Attesa
Ma prima di cedere al sonno, c’era un’altra tradizione che animava la sera del 31 dicembre: i bambini dei vari rioni si radunavano per dar vita a un grande trenino. Armati di “lanniri” (latte delle conserve di pomodoro), coperchi e pentole d’alluminio, formavano un corteo rumoroso, unendo le forze per creare un caos gioioso che risuonava in tutta la città. Questo rituale di unione e creatività era un modo per celebrare l’arrivo dell’anno nuovo, un momento di festa collettiva che univa tutti in un unico coro.
L’Inizio di un Nuovo Anno
La mattina successiva, l’attesa culminava in un turbinio di emozioni: le grida di gioia per i regali ricevuti e le lacrime di chi aveva trovato sotto il letto solo cenere e carbone. Questi momenti, intrisi di significato, rappresentavano un insegnamento importante: la speranza e la giustizia, l’idea che il comportamento avuto durante l’anno avrebbe avuto le sue conseguenze.
La vigilia di Capodanno di un tempo era molto più di una semplice celebrazione; era un mosaico di tradizioni, racconti e insegnamenti che si tramandavano di generazione in generazione. Anche se il mondo cambia e le tradizioni si evolvono, il ricordo di quelle serate in famiglia continuerà a vivere nei cuori di chi le ha vissute.
Domenico Brocato – Foto Storiche Cefalù