Vincenzo Zuccaro, genio della matematica
A cura di Sandro Varzi
Sapevate che a Cefalù abbiamo avuto un piccolo genio della matematica di nome Vincenzo Zuccaro?
Vincenzo Zuccaro nacque a Cefalù il 25 aprile del 1822 da Benedetto e da Lucia de Luca, originari di Caccamo ma ambedue provenienti da Palermo.
Il padre professore di flauto e direttore d’orchestra, per guadagnarsi da vivere, vagava da Comune a Comune, portandosi con se il fanciullo. Vincenzo, laddove il padre si fermava per qualche giorno a suonare o a dare lezioni di musica, era sempre pensoso e taciturno e se ne stava spesso rannicchiato in un angolo della stanza.
Ora accadde che suo padre, dovette stare sei mesi lontano da casa e al suo ritorno trovò il piccolo Vincenzo molto dimagrito e ne chiese il motivo alla moglie la quale rispose che il fanciullo da qualche mese stava sempre sveglio, non dormiva la notte e calcolava continuamente tra se e se borbottando numeri ed inoltre aveva già imparato a contare sino a cento giocando con le noccioline. Il padre sorrise e chiese scherzando al fanciullo che cosa avesse da contare e che cosa ne potesse sapere lui di conti.
Vincenzo rispose prontamente che faceva il conto di quanti soldi aveva guadagnato il padre l’anno prima, di quanti ne aveva mandati a casa, quanti ne spendeva la madre tutti i giorni e a quanti sommavano per mese e per anno. Contava poi quante stelle ci fossero in cielo, quanti portoni, balconi e quante finestre ci fossero a Cefalù.
Il padre lo credeva impazzito ma non si perse d’animo, così per prova, gli chiese addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni ricevendo immediate risposte. Sbigottito, dopo aver fatto tutti i riscontri con carta e penna, concluse che le risposte erano tutte esatte. Nel frattempo si confidò con alcuni amici i quali vollero rendersi conto delle meraviglie di Vincenzo rimanendo anche loro sbalorditi.
Tra la gente locale e del circondario incominciavano a circolare notizie sui prodigi del piccolo Vincenzo,
“ Nato e cresciuto nella miseria, nell’ignoranza, deve la sua scienza alla natura che volle formarne un prodigio, fanciullo di statura conforme all’età, fisionomia graziosa, occhi e fronte indicanti riflessione profonda, voce di suono maturo, il quale senza sapere ne leggere e ne scrivere, con la sola forza del suo intelletto, eseguisce a memoria i calcoli numerici di qualunque specie con maggiore facilità e speditezza di quanto si possa attendere dal più esercitato calcolatore e con tale esattezza che sorprende, ciò che Zuccaro fa da se stesso, non lo fanno gli uomini di nessuna età e di nessuna dottrina, come se madre natura avesse rotto le sue leggi”.
Nel 1829, il padre un giorno preso una carrozza da Cefalù, portò il piccolo Vincenzo a Termini Imerese dove la gente, come se sapesse del suo arrivo, si riversò nelle strade acclamandolo con giubilo.
Vincenzo fu invitato a dare una pubblica prova del suo talento, lo invitarono a farsi fare un ritratto e lo decorarono con la medaglia del loro Liceo. In quell’occasione si trovava a Termini, il Cav. Giuseppe De Spuches che anima generosa e grande mecenate, rimase colpito da quel fanciullo, tanto che lo condusse a Palermo prendendolo sotto la sua protezione e aiutandolo negli studi.
Egli che assunse l’impegno di presentarlo al capo del governo, non volendo rischiare un tale passo prima di essere sicuro del merito del fanciullo, lo condusse, dal distintissimo matematico prof. Nicolò Cacciatore al quale, Vincenzo all’età di circa sette anni diede un pubblico saggio di calcolo mentale. Questo avvenimento fece parlare di sé i giornali scientifici e letterari più accreditati d’Italia e d’Europa, “Vincenzo Zuccaro fanciullo prodigio di Cefalù, volle dare in questa capitale un nuovo saggio del suo prodigioso talento di calcolare a memoria. Egli tenne perciò nei giorni trascorsi pubblica accademia in una delle grandi sale del Palazzo Calabritto. Scelta e numerosa udienza di personaggi distinti, di scienziati e di cultori d’ogni specie di letteratura v’era concorsa per ammirare uno spettacolo ben poche volte o non mai da altri veduto finora. Il programma delle materie, intorno alle quali poteva essere interrogato il fanciullo, girava di mano in mano agli spettatori e non vi fu un solo che leggendolo non avesse rivolto gli sguardi sul piccolo Zuccaro, come per assicurarsi se la cosa fosse possibile.
Ma il dubbio durò ben poco. Alla prima domanda che al ragazzetto si fece: Estraetemi la radice cubica del numero 43.816, ed alla sua pronta risposta: 35 con il resto di 941, al dubbio seguì la sorpresa ed alla sorpresa la meraviglia allorché si andò man mano notando con quale rapidità e sicurezza egli risolvesse tutti i difficili problemi a lui posti.
Dopo tali fatti che potremmo noi aggiungere in lode di questo favorito dalla natura? Diremo solo che ai professori nella scienza del calcolo esercitatissimi il tempo mancava per risolvere con la penna quei problemi ch’egli scioglieva senza altro soccorso che della sua memoria”.
Vincenzo da quel momento ebbe chiarissimi protettori che tanto influirono per assicurargli una convenevole educazione e agevolare e proteggere le sue naturali virtù. E proprio all’interessamento personale di questi, che nel corso del 1831 dal Governo di re Ferdinando fu impiegata la somma di 1500 ducati annui per la sua ulteriore istruzione, e che ormai con impazienza il sovrano in persona desiderava conoscere gli avanzamenti fatti negli studi, e i particolari progressi nella scienza del calcolo.
“ Che un ingegno così promettente non debba essere seguito e coltivato, è cosa irragionevole, bisogna dare lode al Governo delle Due Sicilie che addossandosi la cura del fanciullo Zucchero, gli dà una nobile educazione, di cui la povertà domestica lo avrebbe per necessità lasciato privo ”.
Vincenzo Zuccaro, fanciullo prodigio superò brillantemente i problemi a lui sottoposti dai più grandi luminari di quel tempo, come il siciliano prof. Diego Muzio ed esimi matematici come i professori Bata, Fuoco e Casano conosciuti a livello europeo, i quali ebbero a dire di trovarsi di fronte ad un emulo di Archimede e Newton. La meraviglia suscitata dal nostro Zuccaro, non rimase circoscritta solamente in Sicilia e la fama del nostro, arrivò anche fuori i confini d’Italia. Nel 1834 veniva accordata al meraviglioso fanciullo calcolatore Vincenzo Zuccaro, l’annua pensione di mille scudi, onde non mancargli un decoroso mantenimento e un industrioso e diligente maestro che potesse riuscire al veloce e completo sviluppo di quell’ingegno, che tanto prometteva.
Questo fanciullo, matematico per istinto, che non sapeva né leggere né scrivere, ora per le cure dell’Abate Minardi, destinatogli come istitutore, comprese e spiegò gli autori italiani e latini, prosatori e poeti, dandone pubblica prova.
Le notizie sul suo conto si fermano all’anno 1837 quando negli Annali universali di statistica, pubblicati in Milano, in quell’anno, così si legge “ In ordine di tempo la Sicilia ci ha dato Vincenzo Zuccaro, il quale fecesi ammirare a Napoli e a Palermo, ed ora altro siciliano di cognome Pugliesi gira l’italia riscuotendo applausi per il suo improvvisar di calcoli in età fanciullesca”.
Da questo momento cala un buio totale sul destino del piccolo Vincenzo Zuccaro.
Sandro Varzi